Il mio viaggio a Dundalk: tra risate, un pallone e la corsa verso la stazione…
Sapete cosa ricordo del viaggio a Dundalk? Le risate, le infinite risate. Tralasciando il freddo, ovviamente.
Quella mattina arrivai allo stadio verso le 10:30, dopo aver lasciato la cittadina di Drogheda, poco distante da lì. Al mio arrivo ad Oriel Park, casa del Dundalk FC dal 1919, ad accogliermi non trovai nessuno, ma soltanto una porta aperta.
Senza crearmi alcun problema la oltrepassai velocemente. Poi, all’improvviso, sul fondo della rete intravidi un pallone… è in quel momento che si illuminarono i miei occhi. In un batter d’occhio mi catapultai in campo, presi il pallone dal fondo della rete e iniziai a calciare in porta per più di dieci minuti. Poi, all’improvviso, dall’alto della tribuna, una voce mi urlò di tutto in qualche dialetto irlandese. Ridendo come un matto calciai il pallone in alto e mi nascosi ai piedi della tribuna. Nel giro di qualche minuto, dall’alto della tribuna, un uomo sulla cinquantina scese in campo e cercò ci capire dove fossi finito, e nel momento esatto in cui si catapultò fuori dallo stadio per cercarmi, salii le scale della tribuna e raggiunsi prima la club house dello stadio e poco dopo gli spogliatoi, camminando da solo nel silenzio mattutino di Oriel Park.
Nel giro di cinque minuti ammirai tutti gli interni dello stadio, e quando poco dopo mi ritrovai nel club shop e intravidi quell’uomo, ridendo come un matto, me ne andai di corsa verso la stazione. Salutai Dundalk con un sorriso stampato sul viso e con la speranza che quell’uomo non sia ancora lì a cercarmi… 😂⚽❤️